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L’uomo si vuole clone, una merce qualsiasi, lo era da schiavo lo sarà da padrone

I Greci non avevano un unico termine per esprimere ciò che noi intendiamo con la parola vita. Essi si servivano di due termini, semanticamente e morfologicamente distinti, anche se riconducibili ad un etimo comune: zoe, che esprimeva il semplice fatto di vivere comune a tutti gli esseri viventi (animali, uomini o dèi) e bìos, che indicava la forma o maniera di vivere propria di un singolo o di un gruppo. […]

Tutto avviene come se, di pari passo al processo disciplinare attraverso il quale il potere statale fa dell’uomo in quanto vivente il proprio oggetto specifico, si fosse messo in movimento un altro processo, che coincide grosso modo colla nascita della democrazia moderna, in cui l’uomo come vivente si presenta non più come oggetto, ma come soggetto del potere politico. Questi processi, per molto versi opposti e (almeno in apparenza) in conflitto acerbo fra loro, convergono però nel fatto che in entrambi è in questione la nuda vita (zoe NCZ) del cittadino, il nuovo corpo biopolitico dell’umanità.

Candidiasi orale in giovane democratico

Se qualcosa caratterizza, dunque, la democrazia moderna rispetto a quella classica, è che essa si presenta fin dall’inizio come una rivendicazione e una liberazione della zoe, che essa cerca costantemente di trasformare la stessa nuda vita in forma di vita e di trovare, per così dire, il bìos della zoe. Di qui, anche, la sua specifica aporia, che consiste nel voler giocare la libertà e la felicità degli uomini nel luogo stesso – la “nuda vita” – che segnava il loro asservimento. Dietro il lungo processo antagonistico che porta al riconoscimento dei diritti e delle libertà formali, sta, ancora una volta, il corpo dell’uomo sacro con il suo doppio sovrano, la sua vita insacrificabile e, però, uccidibile. Prendere coscienza di questa aporia non significa svalutare le conquiste e i travagli della democrazia, ma provarsi una volta per tutte a comprendere perchè, nel momento stesso in cui sembrava aver definitivamente trionfato dei suoi avversari e raggiunto il suo apogeo, essa si è rivelata inaspettatamente incapace di salvare da una rovina senza precedenti quella zoe alla cui liberazione e alla cui felicità aveva dedicato tutti i suoi sforzi. La decadenza della democrazia moderna e il suo progressivo convergere con gli stati totalitari nelle società postdemocratiche spettacolari hanno, forse, la loro radice in questa aporia che ne segna l’inizio e la stringe in segreta complicità con il suo più accanito nemico. La nostra politica non conosce oggi altro valore (e, conseguentemente, altro disvalore) che la vita, e, finchè le contraddizioni che ciò implica non saranno sciolte, nazismo e fascismo, che avevano fatto della nuda vita il criterio politico supremo, resteranno sciaguratamente attuali. Secondo la testimonianza di Antelme, infatti, ciò che i campi avevano insegnato a chi li abitava era appunto che “la messa in questione della qualità dell’uomo provoca una rivendicazione quasi biologica dell’appartenenza alla specie umana”.

Tratto da Homo Sacer, Giorgio Agamben, Einaudi 1995.

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  1. 25 Maggio 2009 alle 23:13
  2. 30 Maggio 2009 alle 13:05

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